
E vita intensa
Felicita’ a momenti
E futuro incerto
Il fuoco e l’acqua
Con certa calma
Serata di vento
E nostra piccola vita
E nostro grande cuore”
Jovanotti compie 50 anni: auguri al teologo preferito da JM Bergoglio, perché vediamo chi ha il coraggio di negare che “L’ombelico del mondo” è la somma teologica che ha informato di sé il pontificato dell’ hereticus ridens. Ma appare evidente, ad una analisi neanche tanto approfondita ( ci vogliono sì e no tre secondi per capirlo ) che Jovanotti, il teorico del “pensiero positivo”, è anche il politologo preferito da Laura Boldrini e Matteo Renzi. Egli è per di più l’intellettuale di riferimento di pensatucheroba Massimo “Gramo” Gramellini, che ne raccolse devotamente il pensiero in questa più che che illuminante oserei dire abbagliante intervista del 2013, nella quale il nostro paraguru non esita a paragonare le sue canzoncine al dolce stil novo e al Cantico dei Cantici, tiè, tanto per dire.
Che dire? I primi cinquantanni di Jovanotti hanno innegabilmente segnato, finanche piagato, oserei dire marchiato a fuoco la vita spirituale e intellettuale di questo paese. Attendiamo con un pochino di ansia di vedere gli effetti dei prossimi cinquanta, che gli auguriamo cionondimeno di vivere in serenità e salute.
Qualche giorno fa una serie di incendi ha incenerito l’affollato campo-profughi dell’isola di Lesbo. Incendi dolosi, appiccati dagli ospiti. Pare che all’origine ci sia stata una rissa fra negri dell’Africa e Afghani, che non si sopportano.
Ora, in Europa si sono sviluppate conoscenze sulle particolarità delle culture “altre”. Molte di queste conoscenze si sono sviluppate durante l’epoca del colonialismo: gli inglesi impararono a loro spese che era meglio non dare cartucce unte di grasso di maiale ai Sepoi, la truppa locale musulmana, sikh e indù: tre gruppi che si detestano a forza, ma hanno in comune l’aborrire il porco. Queste conoscenze degli usi e costumi specifici di tribù, popoli, etnie e religioni hanno dato luogo a scienze, come l’etnologia e l’antropologia culturale, di cui esistono anche cattedre universitarie.
Ma le ONG e i “volontari” che fanno “accoglienza ai profughi” non hanno bisogno di queste conoscenze. Essi sanno di rappresentare la Bontà, la quale come dice papa Francesco, basta e avanza a tutto. Hanno supposto che negri e afghani potessero vivere nello steso affollatissimo accampamento – dove la Germania li ha abbandonati in mani ai greci che la Germania ha ridotto in miseria – d’amore e d’accordo. Grati di essere stati “accolti”, alloggiati e nutriti.
Hanno un’immagine paradisiaca di questi giovanotti che “cercano una vita migliore” e “fuggono dalla guerra” e dai “loro dittatori”. Un’immagine che esula del tutto dalle conoscenze etnologiche – il Bene non ne ha bisogno, basta il Cuore. L’ipotesi che dei negri nutrano un feroce razzismo addirittura fra negri, e altrettanto gli afghani che un negro al loro paese non l’hanno mai visto, è stata dalle ONG e “volontari” (stipendiati, magari da Soros) esclusa: quelle sono “le vittime”, dunque sono “buoni”. I “cattivi” sono “i razzisti di Alba Dorata” che a Lesbo protestano (e qualche volta picchiano) uno o due “volontari”.
Magari hanno persino pensato che la religione islamica unisse i negri musulmani e gli afghani, e dovesse facilitare quella che chiamano “l’integrazione” reciproca. Esiste infatti la solida convinzione – in quest’Europa della insipienza e inconoscenza – che l’Islam sia una sola religione in Africa come in Afghanistan o in Siria, e che sia tutta e solo wahabita. Insomma suppongono nell’Islam la stessa natura del Cristianesimo-standard ( generico) che vedono in Europa, dove per esempio gli appelli alla “fratellanza” e alla “misericordia” universale hanno una qualche eco – almeno nel senso di colpa collettivo. Ma un antropologo culturale li avrebbe avvertiti che l’Islam praticato in Africa non solo non è la medesima religione praticata in Afghanistan; in tutte le sue versioni etnologiche, esso non nutre sensi di colpa per la mancanza di “misericordia” verso stranieri che 1) parlano lingue sconosciute, 2) sono ‘bianchi’ (per i negri tali sono gli afghani, siriani, mediorientali comunque), o 3) sono”negri” (per gli afghani), ossia per natura e cultura, “schiavi”: tale è il posto che storicamente loro spetta nella società wahabita, o orientale in genere.
Del resto, pensate se avessero seguito il suggerimento dell’ipotetico antropologo culturale, e avessero separato i negri dai medio orientali. Orrore! Discriminazione razziale! I telegiornali avrebbero mandato gli inviati a Lesbo per denunciare lo scandalo, la intollerabile violazione del politicamente corretto. No, è vietato “discriminare”: i profughi cristiani non devono essere favoriti rispetto ai profughi musulmani; lasciati insieme a loro a soffrire dei loro angherie, soprusi e terrore – – che il politicamente corretto impone di non vedere. Figurarsi una discriminazione basata “sul colore della pelle”! Perché per le giornaliste del Tg3 – e papa Francé – i negri si distinguono da noi “solo per il colore della pelle”.
Il che dovrebbe suggerire serie riflessioni sul contributo del politicamente corretto nella distruzione di preziose conoscenze che l’Europa aveva, e che forse ha ancora – confinate in qualche cattedra universitaria, come “specializzazione” buona per una laurea, ma senza riflessi nella cultura generale corrente – men che meno nella realistica cultura politica che dovrebbe ispirare i governanti. O magari è il contrario? Il politicamente corretto ha potuto assumere la dittatura totalitarie sulle menti europoidi, perché esse sono diventate estranee alla grande cultura europea?
Ciò che ha fatto l’Europa grande ed unica, che l’ha distinta dall’Asia e dagli amerindi, è una cosa precisa: la passione di conoscenza. E questo da tre millenni, da quando certi greci si interrogarono sulla “natura delle cose” e fecero ipotesi sul loro “fondamento ultimo” : Talete di Mileto ipotizzò fosse l’acqua, Pitagora il numero, Parmenide l’Essere unico e ingenerato. Se sbagliassero o no, non importa: importa che si facevano domande sul “reale”, non davano le loro ipotesi per “credenze di fede”; non obbligavano a crederci: discutevano. Così è stato fino a ieri.
L’Europa d’oggi non è più quella. E’ piena di divieti di discutere e di far domande : in ciò consiste il politicamente corretto. La stupidità imprevidente, l’ignoranza, l’incapacità di dedurre dalle cause gli effetti, ha oggi il dominio delle menti. L’Europa in mano ai volontari, papi-Francesco e Boldrini, ha rigettato se stessa. Ha rifiutato le idee, il pensiero, e perché è indiscreto e può offendere i negri (o gli invertiti e i trans).
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Avere la possibilità di riportare indietro il tempo di 165 anni e di ricominciare. Ricominciare daccapo, ricominciare da noi. E’ la grazia più grande da chiedere. Amen.
Il sangue di San Gennaro scorre nel sangue di Napoli.
Anche questo è il miracolo perenne.
Preghiera a San Gennaro
O Gennaro, strenuo atleta della fede di Gesù Cristo, inclito Patrono della cattolica Napoli, volgi benigno il tuo sguardo verso di noi, e degnati di accogliere i voti che con piena fiducia nel tuo potente patrocinio deponiamo oggi ai tuoi piedi.
Quante volte sollecito sei accorso in aiuto dei tuoi concittadini, ora arrestando il cammino della lava sterminatrice del Vesuvio, ed ora prodigiosamente liberandoci dalla peste, dai terremoti, dalla fame, e da tanti altri castighi divini, i quali gittavano lo spavento in mezzo a noi! Il perenne miracolo della liquefazione del tuo sangue è segno sicuro ed oltremodo eloquente che vivi in mezzo a noi, conosci le nostre necessità e ci proteggi in una maniera affatto singolare.
Prega, deh! prega per noi che a te ricorriamo, sicuri di essere esauditi: e liberaci da tanti mali che da ogni parte ci opprimono.
Salva la tua Napoli dall’invadente incredulità e fa che quella fede, per cui generosamente sacrificasti la tua vita, renda sempre in mezzo a noi frutti ubertosi di sante opere. Così sia.
(200 giorni di indulgenza, una volta al giorno)
Sequenza a San Gennaro
(dalla Liturgia propria della Diocesi di Napoli)
Salve, o potente governatore della città, salve, o Gennaro, padre e protettore della patria.
Tu che, confessando la fede di Gesù Cristo, hai ricevuto la corona del martirio; Tu che, quale atleta forte, trionfasti dagli aspri tormenti fino ad un combattimento mortale, e presentasti alla spada del carnefice il tuo capo già consacrato a Cristo e coronato con il fiore dell’eternità.
Noi lodiamo il tuo nome, glorioso per tanti strepitosi miracoli e celebre per i numerosi monumenti. Esultanti celebriamo il segno della nostra fede, che con venerazione vivamente lodiamo. Tu vivi ancora in mezzo a noi, per il tuo sangue ardente non meno che meravigliosamente loquace.
Tu che a buon diritto sei chiamato custode, proteggi favorevolmente e difendi la città di Napoli. Mostra l’ampolla con il tuo sangue a Cristo e difendici con il tuo patrocinio. Respingi con sollecitudine i pericoli che ci sovrastano, i terremoti, la peste, le guerre, la fame. Stendi la tua destra e tieni lontano, spegni, distruggi le ceneri e le folgori del Vesuvio.
Tu, datoci per guida verso il cielo, per avvocato presso Cristo, conducici al luogo del refrigerio. Sia lodata la SS. Trinità, che difende Napoli con il sangue di san Gennaro. Amen.
Perché non si trattò di inCiampi ma di deliberati inganni. Questo lo aggiungo io.